I MALASPINA

Siamo neonati, eppure esistiamo da sempre.

Siamo la zizzania che non puoi estirpare, il rovo che tornerà a occupare ogni spazio non appena lo crederai sconfitto.

Disobbedienti senza armi, in silenziosa marcia verso una promessa di emancipazione da chi si pretende padrone dei nostri corpi, delle nostre menti, delle nostre terre e dei nostri cieli. Da chi governa con arbitrio e da chi impone il proprio capriccio come legge.

Siamo Jaques Bonhomme, siamo contadini francesi, percossi, sfruttati e offesi da due eserciti in guerra. È il maggio del 1358, per 13 giorni in più di 5000 vivemmo senza capi e senza insegne. Bruciammo castelli e sgozzammo signori, perché non avevamo altra scelta. Siamo morti, uccisi dalle vostre leggi che ci volevano prigionieri. Siamo morti, certamente, ma da ma uomini liberi.

Anno del Signore 1381 . Abbiamo gonfiato le fila dell’esercito di rivoltosi benedetto da Jhon Ball. Il sant’uomo ci chiese semplicemente “Chi era il padrone mentre Adamo zappava ed Eva filava?”. Capimmo che il volere di Dio non era quello vederci servi. Con roncole e forconi occupammo Londra. Ci fermarono con il tradimento, ma la domanda continua a bruciare sulle labbra dei nostri fratelli.

Abbiamo combattuto con i Tuchini, gli Scalzacani nell’anno del Signore 1386, schiacciati dalla rivalità di due Conti in lotta per rivendicarci come possesso. L’internazionale rurale in armi passa il Rubicone al grido Vivat populi moriantur nobiles. Tra due privilegi, noi abbiamo scelto la nostra dignità. Ne abbiamo pagato il prezzo eppure il nostro motto, tucc’un, sventola ancora sulle vostre bandiere.

Con il povero Konrad, anno del Signore 1514 , abbiamo rifiutato le tasse su carne, vino e pane. Con un sacco di grano sfidammo un potere bugiardo, ci riversammo a migliaia nella valle del Rems. Il Duca ci prese per fame, i suoi cani ci arrestarono e decapitarono 16 di noi. Non siamo ancora sazi.

Siamo gli Ungheresi dell’esercito di Dosza, pronto alla guerra Santa che rivolse le armi contro il vero infedele. Nell’anno del Signore 1514 il nemico non è il Turco, ma chi ha venduto i suoi simili in cambio del proprio privilegio. Fino all’estate resistemmo ma, alla fine ci sconfissero. Torturati e umiliati, ci costrinsero a mangiare la carne bruciata del nostro Generale, arrostito per noi su di un trono rovente. Quell’empia eucarestia non ha spezzato la nostra fermezza.

Siamo le Bauernbunde di Thomas Muntzer. Nell’anno del Signore 1524 chiedemmo di poter stare liberi davanti a Dio e agli uomini. Per questo dichiarammo guerra all’ordine del mondo. I Lanzichenecchi ci sterminarono in Turingia, Muntzer fu straziato dal boia, eppure i signori del mondo ancora tremano al nostro ricordo.

Siamo i migliaia di contadini del Nordfolk. Guidati da Robert Kett, nell’anno del Signore 1549, abbattemmo le recinzioni che ci privavano dei nostri diritti comuni, costringendoci alla povertà. Una terra chiusa a tutti è un popolo oppresso. Perdemmo, come ogni volta, ma come ogni volta tornammo.

Siamo stati Jaques, Jhon, Konrad, Gyorgy Thomas, Robert, siamo i ciompi, gli hussiti, i diggers, i luddisti, i briganti.

Siamo i 34000 che risposero all’appello di Hans il pifferaio: “Niente più Re né principi, niente più Papa né clero”.

Siamo quelli della Bastiglia del 1789, siamo gli insorti e i cospiratori del 1848, o quelli che ripresero Parigi nel 1871. Siamo l’incubo che da secoli tormenta i sonni di zar, papi, re e imperatori.

Siamo quello che siamo sempre stati. Lo saremo fino a che voi continuerete ad essere quello che siete, a pretendere nuovi servi per continuare a sentirvi padroni.

In attesa di un anno di nessun Signore.

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